La lungimiranza. Il sapere ascoltare e osservare il Paese. Per fiutarne sensazioni. Emozioni. Richieste. Bisogni. Necessità.
Di questo dovrebbe nutrirsi un partito politico serio. Con la “p” maiuscola.
A tutto questo, invece, continua a restare allergico il Partito Democratico.
Perseverando nelle logiche di nomenklatura, nella mancanza di lettura degli eventi, in una chiusura interna che fa pensare ad una certa spocchia. “Ma tanto noi siamo diversi, non siamo mica Berlusconi” “Ma tanto ci votano lo stesso”. A tutto c’è un limite.
Questa è demenza, per non dire stupidità.
Il Paese chiama, ha fame di volti, stimoli, metodi nuovi.
E la cosa migliore che sai fare è dargli in pasto Marini. No dico, M-A-R-I-N-I, quello a cui, insieme a Massimo D’Alema, è sempre stata data la colpa (in realtà se l’è attribuita da solo) dell’aver contribuito a far cadere il primo governo Prodi (l’ultima, e unica, vittoria vera del centrosinistra). Quello scambiato nel 2006 per la poltrona di Ministro della Giustizia dell’ottimo Clemente Mastella (ricordate la querelle sui Franco/Francesco Marini che ne impedì l’elezione alle prime votazioni al Senato?).
Decine di giorni per partorire tale nome, quando la società civile pullula di belle persone stimate e pronte a mettersi al servizio del Paese.
Un partito con la “p” maiuscola, che, volente o nolente, è quello che ha preso più voti il 25 e 26 febbraio, non avrebbe tergiversato. Non si sarebbe dilaniato nelle sue settecentosettantamila correnti e correntine. Non avrebbe aspettato di incontrare Berlusconi per dare il via libera all’ex sindacalista (poi dice che uno non deve pensare all’inciucio….). Non avrebbe mendicato voti a destra e a manca.
Avrebbe formulato un nome da subito. Forte, autorevole, nuovo. Spiazzante.
Ci sono volute le fantozziane “Quirinarie” organizzate (?) dal M5S per far emergere il bubbone. Da queste, dopo le (ovvie) defezioni di Gabanelli e Strada è emerso un nome. Quello più temuto, in fondo, da buona parte del Pd. Un nome in grado di stenderli, forse, per sempre. Perché è un nome che loro non sarebbero mai stati in grado di concepire, nonostante lo abbiano avuto lì a portata di mano da un paio di mesi, anche per un governo.
Si scrive Rodotà ma si legge epic fail. Per tutti.
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