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Posts Tagged ‘Berlusconi’

 

Pd

“Il Pdl cerca lo scontro”. Questo il ritornello odierno proveniente dai banchi del Pd dopo il ritorno alla carica del partito di Berlusconi sulla questione intercettazioni.

In effetti, solo un cieco o un sordo (quindi il Partito Democratico) poteva credere che il Pdl si comportasse in modo leale e corretto in questo “strano” governo.

Quando si sveglieranno? Probabilmente alle prossime elezioni, nelle quali, a essere ottimisti, supereranno – se continuano di questo passo – a malapena il 15%.

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Rottamatore for President? Stando agli ultimi “rumors” del Palazzo, pare proprio che il principale indiziato per guidare il prossimo governo (auguri) sia Matteo Renzi, l’ambizioso sindaco di Firenze.

Una scelta giusta? Sbagliata?

Lasciando un attimo da parte quel che il giovane rampante del Pd (o meglio, di quel che ne resta) potrà portare di buono per il Paese con una sua eventuale salita a Palazzo Chigi, quel che è interessante capire è se una mossa del genere possa essere davvero fruttuosa per Renzi stesso.

I rischi di un’ascesa così prematura, decisa esclusivamente dalle logiche di potere/convenienza di Pd e Pdl, sono infatti alti.

In primis, quello di apparire, anziché un Rottamatore, come una parte attiva dei giochini della politica, visto anche che, si mormora, Matteo sarebbe spinto fortemente proprio da quel Massimo D’Alema da lui più volte attaccato in passato.

In secondo luogo (e qui starebbe la grande abilità tattica di Berlusconi, che sa che Renzi è l’unico del Pd in grado di batterlo), il rischio di fare la fine di Monti. Acclamato come un Salvatore (de che?) in un primo momento, ma poi scaricato man mano da tutte le forze che lo avevano inizialmente sostenuto.

Insomma, divenendo adesso Presidente del Consiglio, Renzi rischierebbe certamente di bruciarsi, lasciando per strada buona parte del suo charme “giovanilista” e di rottura. Inevitabilmente, infatti, un eventuale governo da lui guidato rischierebbe di rimanere inviso un po’ a tutti, anche solo per la sua disgraziata genesi. E questo Berlusconi lo sa. Meglio bruciarlo ora che ritrovarselo bello fresco come avversario alle prossime elezioni (non lontane, probabilmente).

Pensaci bene Rottamatore, rischi di rottamarti con le tue mani.

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La lungimiranza. Il sapere ascoltare e osservare il Paese. Per fiutarne sensazioni. Emozioni. Richieste. Bisogni. Necessità.

Di questo dovrebbe nutrirsi un partito politico serio. Con la “p” maiuscola.

A tutto questo, invece, continua a restare allergico il Partito Democratico.

Perseverando nelle logiche di nomenklatura, nella mancanza di lettura degli eventi, in una chiusura interna che fa pensare ad una certa spocchia. “Ma tanto noi siamo diversi, non siamo mica Berlusconi” “Ma tanto ci votano lo stesso”. A tutto c’è un limite.

Questa è demenza, per non dire stupidità.

Il Paese chiama, ha fame di volti, stimoli, metodi nuovi.

E la cosa migliore che sai fare è dargli in pasto Marini. No dico, M-A-R-I-N-I, quello a cui, insieme a Massimo D’Alema, è sempre stata data la colpa (in realtà se l’è attribuita da solo) dell’aver contribuito a far cadere il primo governo Prodi (l’ultima, e unica, vittoria vera del centrosinistra). Quello scambiato nel 2006 per la poltrona di Ministro della Giustizia dell’ottimo Clemente Mastella (ricordate la querelle sui Franco/Francesco Marini che ne impedì l’elezione alle prime votazioni al Senato?).

Decine di giorni per partorire tale nome, quando la società civile pullula di belle persone stimate e pronte a mettersi al servizio del Paese.

Un partito con la “p” maiuscola, che, volente o nolente, è quello che ha preso più voti il 25 e 26 febbraio, non avrebbe tergiversato. Non si sarebbe dilaniato nelle sue settecentosettantamila correnti e correntine. Non avrebbe aspettato di incontrare Berlusconi per dare il via libera all’ex sindacalista (poi dice che uno non deve pensare all’inciucio….). Non avrebbe mendicato voti a destra e a manca.

Avrebbe formulato un nome da subito. Forte, autorevole, nuovo. Spiazzante.

Ci sono volute le fantozziane “Quirinarie” organizzate (?) dal M5S per far emergere il bubbone. Da queste, dopo le (ovvie) defezioni di Gabanelli e Strada è emerso un nome. Quello più temuto, in fondo, da buona parte del Pd. Un nome in grado di stenderli, forse, per sempre. Perché è un nome che loro non sarebbero mai stati in grado di concepire, nonostante lo abbiano avuto lì a portata di mano da un paio di mesi, anche per un governo.

Si scrive Rodotà ma si legge epic fail. Per tutti.

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Mr smentita

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Ha un che del miglior Berlusconi, il capogruppo del Movimento 5 Stelle al Senato Vito Crimi.

Così come l’ex Presidente del Consiglio è diventato via via famoso negli anni per la sua incredibile capacità di dire una cosa un giorno e smentire se stesso il giorno successivo (grazie anche a certa stampa accomodante e – eufemismo – poco “fact-checker”), anche uno dei volti nuovi della nostra politica, il pacioccone (a prima vista) Crimi, sembra ben avviato verso questa strada.

Non più tardi di oggi, l’ultimo episodio, quando, con una leggera punta di imbarazzo, si è trovato a dover smentire di aver mai sostenuto che “un governo Bersani senza fiducia sarebbe comunque meglio di Monti”.

A differenza del Cavaliere, però, il buon Vito è spesso costretto a tali retromarce non tanto per volontà propria, quanto (è lecito supporre) per non trovarsi in disaccordo con Beppe Grillo, che in più di un’occasione ha corretto il tiro delle dichiarazioni “crimiane”.

Eppure, sempre stando alle parole odierne di Crimi, all’interno del Movimento 5 Stelle il dibattito “non è mai stato negato”. Allora perché Grillo soffoca sempre le sue dichiarazioni? Urge una smentita.

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